Quando un cibo è biologico

Solo dopo aver superato controlli rigorosi, campionamenti e severe ispezioni, un prodotto alimentare viene certificato come “biologico”. Questo significa che secondo gli standard europei, un alimento di questo tipo è stato coltivato nel rispetto dell’ambiente e della salute. Sono state pertanto adottate tecniche di coltivazioni e concimazioni naturali, mettendo al bando insetticidi o concimi chimici o sementi geneticamente modificate.

Sulla scia di questa tendenza che vede emergere questo tipo di prodotti, ecco spuntare come funghi negozi specializzati nella vendita di alimenti più sani. Vengono allestiti in città mercati contadini dove acquistare prodotti a chilometro zero o aprono punti vendita specializzati che permettono di fare acquisiti bio, spendendo il giusto.

Se si rispetta la stagionalità dei prodotti c’è la possibilità di risparmiare, ma non si può pensare che il cibo non costi nulla: ad una lunga tradizione spesso è associato un lavoro accurato e faticoso.

 

Quando un cibo biologico

Perché mangiare bio

Mangiare bio diventa a volte anche una questione di scelte: ci si può spingere verso il biologico per motivi legati alla salute o se si è desiderosi di avere più consapevolezza di quello che si mangia. Ci sono poi ragioni etiche che possono orientarci verso l’acquisto di questi prodotti: si accorciano le distanze della filiera e si apprezza il duro lavoro di chi cura ogni giorno i processi di produzione di questi alimenti.

Quando un cibo biologico

La differenza tra agricoltura biologica e biodinamica

L’agricoltura biodinamica, rispetto a quella biologica, è caratterizzata da un approccio più filosofico, basato sul rispetto dell’ecosistema; sfrutta diverse tecniche aggiuntive, come il compostaggio finalizzato ad aumentare la fertilità del suolo e i calendari delle semine legati ai cicli astronomici.

 

Quando un cibo biologico

Come tutelare le coltivazioni senza usare i pesticidi

L’agricoltura biologica si concentra sulla coltivazione di piante naturalmente più resistenti, soprattutto specie locali già scartate dall’agricoltura intensiva perché meno produttive. Sulla base dell’esperienza e della tradizione contadina, vengono adottate una serie di tecniche finalizzate a ridurre l’aggressività dei parassiti e a proteggere il terreno.

Per esempio la rotazione delle colture, la coltivazione parallela di piante che si rafforzano a vicenda, la preparazione di nicchie ecologiche, come siepi e cespugli lungo il bordo dei campi, per ospitare gli animali che si nutrono di parassiti. Se la pianta coltivata si ammala, il coltivatore può ricorrere ad una serie limitata di sostanze di origine naturale, come per esempio le farine di roccia.

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