L’arte di fare il vino

Produrre il vino è un vero e proprio atto d’amore nei confronti della terra, il modo più naturale per proteggere le proprie origini.

Lavoro e fatica, tenacia e passione, sacrificio e voglia di custodire le tradizioni di un tempo. Questo e molto altro ancora c’è nelle mani di chi ogni anno coltiva le proprie uve, le cura gelosamente, portando avanti l’autenticità di sapori ereditati, segreti e passioni che alla fine, ogni volta, produrranno un piccolo capolavoro.

Una bottiglia di vino ha il compito di accompagnare le nostre cene in famiglie, di imprimere nella memoria momenti in cui si festeggiano eventi importanti, di valorizzare i piatti che metteremo a tavola. Il vino evoca racconti, è complice di risate, di brindisi e di emozioni. Non è una moda, non è un calice da far roteare nel vuoto di una stanza. Il vino è armonia, è un prodotto sincero, è un pezzo di storia contadina, è l’espressione pura di un territorio.

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Cesare Pavese scriveva a proposito: “Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incidersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica.

Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo. Tutto ciò è familiare e remoto, infantile a dirla breve, ma scuote ogni volta, quasi fosse un mondo. La visione s’accompagna al sospetto che queste non siano se non le quinte di una scena favolosa in attesa di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono. Qualcosa di inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro. (…)

Ci sono cieli e piante, e stagioni e ritorni, ritrovamenti e dolcezze, ma questo è soltanto passato che la vita riplasma come giochi di nubi. La vigna è fatta anche di questo, un miele dell’anima, e qualcosa nel suo orizzonte apre plausibili vedute di nostalgia e speranza. Insoliti eventi vi possono accadere che la sola fantasia suscita, ma non l’evento che soggiace a tutti quanti e che tutti quanti abolisce: la scomparsa del tempo. Questo non accade, è: anzi è la vigna stessa.

E non accade nulla, perché nulla può accadere che sia più vasto di questa presenza. Non occorre nemmeno fermarsi davanti alla vigna e riconoscerne i tratti familiari e inauditi. Basta l’attimo dell’incontro”.

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